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VECCHIO COME UNA SEQUOIA
“… e tutti tendono allo istesso fine di ringiovanire bagnandosi et attuffandosi di quelle et in quelle acque…”. Così il marchese Valerio Saluzzo della Manta interpretava l’estremo sogno degli uomini, descrivendo in un manoscritto del 1578 l’affresco della Fontana della Giovinezza nella Sala Baronale del Castello della Manta.
Quella dell’eterna giovinezza è un’utopia che l’uomo ha sempre rincorso, alimentandola di miti e leggende, da quando l’età media dei nostri progenitori superava a mala pena il quarto di secolo, e la zoologia e la botanica fraternamente convivevano con sortilegi e alchimia.
Sull’età di piante e animali si è favoleggiato per secoli, fino a che l’osservazione scientifica diretta – soprattutto su esseri viventi in cattività – ha permesso ai naturalisti di stilare una comunque controversa hit parade degli organismi più longevi. In questa classifica la posizione dell’uomo contemporaneo decisamente non sfigura, ma la lista andrebbe per correttezza rivista con maggiori dati provenienti da oltre le sbarre, dati la cui reperibilità è però ostacolata da difficoltà oggettive e dall’inevitabile interferenza derivata dal contatto con l’uomo.
Nel regno animale pare che lo scettro della longevità sia detenuto dai rettili, come testimoniano gli oltre 100 anni di alcune tartarughe e testuggini. Gli uccelli occupano un’ottima posizione con alcuni pappagalli quasi secolari, mentre tra i mammiferi siamo noi uomini a primeggiare, superando di quasi una decade i tanto mitizzati elefanti. Gli anfibi non sfigurano grazie ai dati della salamandra gigante del Giappone, un cui esemplare pare abbia raggiunto in cattività i 55 anni, mentre tra i pesci i più longevi sembra siano quelli d’acqua dolce – sono sempre state più rilassanti le vacanze al lago di quelle al mare! -, con il mezzo secolo di carpe e pesci gatti, e l’inaspettato secolo dello storione, che può nell’arco di una vita aver deliziato con le sue uova sia il palato della zar Nicola II che quello di Gorbaciov! La lista quasi evapora passando al mondo degli invertebrati, dove spesso la vita non va oltre lo spazio di una primavera: tra gli onnipresenti insetti si va dai pochi lustri di cicale e formiche, ai pochi giorni delle farfalle.
Ammutoliamo però increduli di fronte ai dati dei cugini vegetali, che riescono a far impallidire anche i patriarchi biblici. Le imponenti sequoie del Nord America così come alcuni esemplari di Pinus longaeva hanno varcato la soglia dei quattro millenni, mentre al giro di boa dei mille anni sono giunti, ai quattro angoli del mondo, i Ficus religiosa del subcontinente indiano, i Ginkgo biloba cinesi, la tuia occidentale del Canada, i pini di Huon (Dacrydium franklinii) della Tasmania, i tassi e i larici della vecchia Europa. In Italia inoltre alcuni olivi pare abbiano messo le radici nei primi anni dell’impero romano, in Palestina, addirittura qualche secolo prima della nascita di Cristo.
E’ evidente che le regole non sono uguali per tutti, ma di fronte a queste sproporzioni e adiuvati dalle attuali conoscenze scientifiche, biologi e naturalisti hanno indagato il mondo naturale, per carpire ai geni degli organismi secolari il segreto della lunga vita. La maggioranza dei ricercatori ritiene oggi che la longevità sia frutto di una sinergia tra più fattori; la chiave probabilmente risiede in una manciata di geni, responsabili del posticipato e rallentato invecchiamento di un organismo vivente, così come ad una probabile programmazione cellulare e a svariati fattori puramente ambientali va imputata la senescenza dell’organismo. Alcune di queste variabili ambientali, quali malattie e denutrizione, sono state nel tempo affrontate dall’uomo, che, dove è riuscito a sconfiggerle, ha triplicato in diecimila anni la sua aspettativa di vita.
L’elenco degli organismi viventi più longevi si presta comunque a diverse letture, fermo restando la probabile imprecisione dovuta all’origine dei dati. Ogni lettura apre un nuovo campo di indagine, e quindi nuove spiegazioni ed ipotesi. Un’interpretazione molto empirica della smisurata differenza d’età tra le piante e gli animali più longevi, potrebbe partire dal diverso trofismo: le piante – autotrofe - si producono il nutrimento grazie all’acqua, all’anidride carbonica e alla luce solare, disponibili a fronte di un ridotto impiego di energia; gli animali – eterotrofi – devono ricercarselo quotidianamente, tale nutrimento, con un evidente maggior dispendio di risorse, incompatibile con una vita secolare. Soffermandosi sul solo regno vegetale, si nota come siano chiaramente più longeve le specie arboree, ed emerge una differenza tra aghifoglie e latifoglie, le prime a vita decisamente più lunga delle seconde. Inoltre le specie rappresentate da esemplari millenari presentano in genere un’alta resistenza all’attacco di insetti e parassiti.
Tra gli animali, grande mole e respiro lento pare siano in genere i sinonimi di longevità. Il calmo ritmo respiratorio di tartarughe ed elefanti, favorendo un battito cardiaco lento, contribuisce a una lunga vita, così come la mole di ippopotami e bisonti – probabilmente perché associata a un metabolismo più lento – permette loro di vivere più a lungo. Sembra evidente che negli animali, a una vita frenetica sia associata un’esistenza più breve. D’altronde anche nell’uomo, quand’anche la vita media era di pochi lustri, le venerande età di molti studiosi testimoniano come la quieta passione per la conoscenza, piuttosto che la smaniosa rincorsa a ricchezza e potere, abbia ritardato il naturale corso della vita.
Sarebbe poi interessante chiedersi perché l’evoluzione, sempre così attenta ad agevolare ciò che torna utile alla riproduzione, abbia favorito in alcuni gruppi la longevità. Nei gruppi animali inferiori, così come in molte piante erbacee, l’individuo in genere sopravvive quanto basta a dar vita a una nuova progenie. Salendo nella scala evolutiva, la prole diminuisce numericamente, e di conseguenza compaiono le cure parentali per favorirne la sopravvivenza. Con l’allungarsi del periodo d’apprendimento – quello che da umani chiameremmo infanzia – si allunga di conseguenza anche la vita dei genitori, e sovente un tale investimento energetico è ripagato da una maturità sessuale e da un relativo periodo riproduttivo che si protrae per anni, giustificando una lunga vita.
Non solo la genetica, ma anche l’etologia letta tra le righe di uno sterile elenco, può aiutarci nel rincorrere il sogno che tanto ci ammalia. Iniziamo rallentando i ritmi, dedicando più tempo al sapere e alla conoscenza, tenendo lontani stress e problemi con un respiro lento e profondo.
Claudia Bordese
pubblicato su Piemonte Parchi n. 143, febbraio 2005, pagg. 9-12