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IL SESTO SENSO ANIMALE

L’apocalittico maremoto che il 26 dicembre 2004 ha violentato le coste del sud-est asiatico e falciato centinaia di migliaia di esistenze umane, ha incredibilmente risparmiato la vita agli animali selvatici. Sull’isola di Sri Lanka, che al mare ha pagato un pesantissimo tributo, le onde inferocite hanno invaso anche i terreni delle oasi faunistiche abitate da centinaia di elefanti e leopardi, coccodrilli, cinghiali, bufali e scimmie, ma pare che nessun esemplare sia stato ritrovato morto. Secondo H.D. Ratnayake, vice direttore del Dipartimento delle Riserve Naturali dello Sri Lanka, gli animali hanno avvertito in anticipo l’imminente disastro e si sono spostati verso le zone maggiormente elevate delle riserve.
Difficile dire se questa affermazione sia più o meno corretta, ma indubbiamente leggerla riporta alla mente le tante voci sulla sensibilità degli animali alle catastrofi ambientali, quali appunto terremoti e maremoti. La maggiorparte di questi racconti – e ognuno di noi ha qualche episodio da riportare - pare rientri nell’ampia casistica delle leggende metropolitane; è questa infatti l’opinione di diversi scienziati, per i quali il sesto senso degli animali per i cataclismi è pura fantasia, non esistendo a riguardo risultati statistici in grado di avvalorare alcuna ipotesi scientifica.
È anche vero però che in diverse aree del mondo altri studiosi hanno deciso di non escludere a priori questa eventualità, e hanno avviato esperimenti per testare la sensibilità di alcuni gruppi animali – soprattutto pesci, uccelli e mammiferi -, nella speranza di individuare un valido sistema di preallarme in caso di sismi. In Cina – territorio ad elevato rischio tellurico – sono stati svolti diversi studi sul comportamento di alcuni pesci nel lasso di tempo precedente un evento sismico; in genere questi animali in tali situazioni presentano un notevole stato di irrequietezza, probabilmente dovuto alla capacità di percepire le variazioni del campo elettrico terrestre, e in particolare – è il caso del pesce gatto – hanno dimostrato di essere in grado di cogliere le debolissime correnti elettriche presenti in acqua in conseguenza delle tensioni esercitate sui fondali marini dall’imminente terremoto. Analogamente pare che i piccioni esibiscano un tipico comportamento di allarme nei minuti precedenti un sisma, presumibilmente poiché sono in grado di rilevare i lievissimi movimenti oscillatori antecedenti un terremoto. La capacità dei ratti di cogliere anche minime differenze nella concentrazione di taluni ioni nell’aria, li rende notevolmente agitati nelle aree in cui a breve si scatenerà un terremoto, mentre molti cani paiono essere disturbati dall’odore dei gas che, a volte, fuoriescono dal terreno nei minuti precedenti un sisma attraverso microfratture formatesi nelle rocce. In taluni casi, è il caso soprattutto di alcune specie di pesci e di roditori, tale comportamento anomalo si manifesta già alcuni giorni prima del sisma e fino a 100 km di distanza dall’epicentro. Questo ovviamente non facilita l’utilizzo di questi “segnali” come possibili indicatori di un sisma imminente, così come certamente non aiuta la consapevolezza che anche altri fattori – sostanze inquinanti nell’aria e nell’acqua, bruschi sbalzi di temperatura, fonti sonore anomale – possono generare in questi animali un’analogo comportamento irrequieto.
Neanche le attuali ricerche sull’elettrofonia – probabile “cappello” delle precedenti osservazioni – paiono offrire valide armi per la previsione dei sismi attraverso l’osservazione degli animali. Il fenomeno dell’elettrofonia riguarda la capacità di percepire come suoni particolarmente irritanti certe onde radio a bassissima frequenza: il movimento tettonico alla base di un imminente terremoto pare causi anche un campo elettromagnetico a frequenza bassissima, che verrebbe percepito da molti animali proprio come un segnale sonoro particolarmente molesto, tanto da indurli anticipatamente alla fuga. Anche in questo caso, purtroppo, si naviga ancora nel mare delle ipotesi: tante parole, nessuna certezza.
Ciò di cui dobbiamo essere oggi consapevoli è che non possiamo controllare la natura, è e sempre sarà più potente di noi, ma dobbiamo impegnarci a conoscerla meglio, per riuscire a convivere nel rispetto reciproco.
Anche queste sono solo parole, piccoli semi di speranza, ma vorrebbero essere un silenzioso tributo alle vite che la natura ha spento.
Claudia Bordese
pubblicato su Piemonte Parchi n. 143, febbraio 2005, pag. 39


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