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CICALE OGNI DICIASSETTE ANNI
La scenografia è da film apocalittico. Sud Est degli Stati Uniti. Maggio. Tramonto. Nel piccolo centro abitato il silenzio, fino a quel momento rotto solo dallo sbattere di un cancelletto difettoso, viene lentamente rimpiazzato da un sordo brusio, mentre centinaia, migliaia, milioni di larve nere dagli occhi infuocati fuoriescono dal terreno e, dopo una rapida muta, si trasformano in grosse cicale dalle ali striate di arancio. Se a realizzare il film non hanno ancora pensato, il nome è già hollywoodiano: Magicicade septemdecim, le cicale magiche dei diciassette anni.
Da sempre gli insetti hanno stupito l’uomo per le loro imprevedibili soluzioni adattattive, che fossero colorazioni esagerate, strutture esasperate, organizzazioni sociali rivoluzionarie. Le magicicale non sono da meno. Tipiche o meglio esclusive di alcuni stati orientali degli USA – Georgia, Illinois, Kentucky, Maryland, etc - , colpiscono da secoli la fantasia di naturalisti e profani per la periodicità della loro comparsa: ogni diciassette anni, tra maggio e giugno, le loro ninfe si scavano una via verso la luce del sole, per l’ultima muta, la riproduzione e la morte.
Questi emitteri omotteri dal ciclo vitale così lungo e originale, nascono – appunto ogni 17 anni - nel mese di luglio, dalle uova deposte alcune settimane prima sotto le tenere cortecce di rami e tronchi di giovani alberi. Appena raggiungono il terreno, rapide vi affondano, e in breve scompaiono alla vista. Trascorrono i successivi diciassette anni nel buio del sottosuolo, subendo quattro mute d’accrescimento e nutrendosi della linfa succhiata dalle radici delle piante. La loro pare la scelta di chi, spaventato dalla vita alla luce del sole e dai suoi pericoli, preferisce trascorrere l’esistenza nascosto, uscendo solo quando il gruppo offre l’indispensabile e irrinuciabile protezione. Perciò quando dopo diciassette anni la natura esige una nuova progenie, in una sera di maggio, al tramonto, le ninfe delle magicicale protette dal branco escono dal terreno attraverso “camini” di terra costruiti nei giorni precedenti, e che per gli abitanti della zona sono gli inequivocabili segni dell’imminente emergenza. Dopo essere rapidamente salite sul più vicino albero, le ninfe affrontano a cielo aperto l’ultima definitiva muta, e in circa sei giorni completano la maturazione ad adulto, apprestandosi a compiere il loro dovere biologico. Sotto gli occhi sgomenti e attoniti dei locali, in moltitudini bibliche i maschi delle magicicale, sfregando con assordante passione i timbali posti sull’addome, invitano all’accoppiamento le femmine, in una frastornante Woodstock entomologica. I maschi si riuniscono in veri e propri gruppi corali, e si esibiscono prima in un “canto” avente la funzione di attrarre le femmine nel coro, e quindi, quando le femmine iniziano a rispondere con un tipico schiocco delle ali, personalizzano il corteggiamento con melodie volte a individuare la singola femmina interessata, e a invitarla all’accoppiamento. Forse per il poco tempo a disposizione, forse per la notevole confusione, i costumi lasciano un po’ a desiderare, e maschi e femmine finiscono con l’accoppiarsi più volte con svariati partner. Le femmine depongono quindi 500-600 uova, in fessure a Y da loro stesse praticate nei rami e nei tronchi delle piante più giovani e, così gratificate della loro lunga clausura, cadono al suolo e muoiono insieme ai loro compagni. Quando a inizio luglio, dopo circa sei settimane di assordante frenesia e debordante invasione, torna la calma, le nuove larve si preparano a uscire dalle uova e a scomparire nel terreno, in attesa di riemergere dopo diciassette, lunghi anni. L’ultima comparsa delle cicale dei diciassette anni si è avuta proprio nell’estate 2004, ed è stata preceduta nello scorso secolo dalle pacifiche invasioni del 1987, 1970, 1953, 1936, 1919, 1902, etc., sempre verificatesi con elvetica precisione. Questi stravaganti insetti condividono l’inusuale comportamento con altre cicale periodiche, cicale cioè che come loro hanno nel tempo sincronizzato lo sviluppo della popolazione, come la Magicicada tredecim, o cicala dei tredici anni – ultima comparsa nel 1998 - , la M.cassini, la M.septemdecula e la M.neotredecim, i cui cicli vitali sono di 13 o 17 anni (lascio agli amanti della cabala le interpretazioni poco scientifiche).
I naturalisti hanno provato a motivare lo stravagante sistema di vita delle cicale periodiche con la necessità di sopraffare i predatori - non solo uccelli ma anche serpenti e cani - con una smisurata abbondanza (si arriva a 350 insetti per metro quadrato!), impossibile da razziare in toto e incapace di portare alla crescita della popolazione predatrice, in quanto disponibile solo ogni 13 o 17 anni. In effetti le cicale periodiche sono più lente e facili da catturare delle altre cicale, forse proprio perché il rischio per il singolo di essere predato è più basso. Rimangono, oltre a un fenomeno unico, un interessante rompicapo per la comunità scientifica.
Pensando a chi ha assistito pochi mesi fa all’ultima emergenza di cicale dei diciassette anni, è facile intuire che non deve essere facile trovarsi il giardino invaso da migliaia di insetti neri lunghi oltre tre centimetri, dai grandi occhi arancioni, che in poche ore colonizzano cortili e marciapiedi, svolazzano nelle automobili e nelle case, piombano sulla fetta di torta o nella bibita ghiacciata! Per quanto gli abitanti siano preparati a queste invasioni, il lungo periodo che intercorre – quasi una generazione – non rende facilmente avvezzi a un simile evento! Il lato positivo è che le cicale periodiche sono assolutamente innocue: tolto l’evidente disagio causato dalla loro presenza e dal frastuono che ne consegue, non causano alcun danno ai raccolti, non pungono né mordono né attaccano l’uomo o altri animali. Certo, l’uso di un rumoroso tagliaerba può fare di voi interessanti oggetti del desiderio da esaminare più da vicino, così come lo sosta forzata nelle mani di un bimbo curioso può portarle – assetate – a provarne la “linfa”, con conseguenze paragonabili a una puntura di spillo. Possono, è vero, danneggiare seriamente le piante più giovani deponendo le uova nei loro rami, ma è un problema affrontato e risolto dagli agricoltori della zona evitando di piantare nuovi alberi nell’anno precedente la comparsa. Qualche incidente a volte lo provocano, magari se in gran numero entrano in un auto in movimento spaventando il guidatore, o partecipano non invitate a un aperitivo in un dehors estivo, ma sono imprevisti rari, contenuti dall’ormai consolidata abitudine di non organizzare banchetti, matrimoni o altro, all’aperto in quella particolare estate. C’è persino chi ne trae profitto: lo scorso giugno non è mancata la vendita di magliette e cappellini inneggianti all’anno della cicala, e sono ormai decadi che ristoratori e buongustai attendono l’invasione di cicale per marinarle, friggerle nel burro, arrostirle o ricoprirle di cioccolato fondente. Più che un film dell’orrore, un pasto da brivido!
Claudia Bordese
pubblicato su Piemonte Parchi n. 144, marzo 2005, pp.2-4